"Se ci fosse un po' più di silenzio" 4


robenigniIl silenzio non ci manca, perché lo abbiamo. Il giorno in cui ci mancasse, significherebbe che non abbiamo saputo prendercelo”. Madeleine Delbrêl (1904), considerata “una delle più grandi mistiche del xx secolo” ci invita a soffermarci sul mistero del silenzio. Il più delle volte ci ritroviamo a desiderare il silenzio quando siamo stanchi del clamore che ci circonda. Niente di trascendentale ovviamente, solo il fastidio talvolta di dover accumulare quintali di rumori o di parole inutili instancabilmente prodotti da altri. Entri nel tuo ufficio, per fare un simpatico esempio, e sai già che superata la terza stanza a destra (quella del datore di lavoro) la voce stridula e lamentosa del “grande capo” giungerà, con infallibile precisione, alle tue orecchie, giusto per augurarti una buona giornata prima di iniziare a lavorare!

“Ogni limite ha una pazienza!” diceva ironicamente Totò in uno dei suoi film invertendo i termini del discorso; e qualche volta, quasi quasi rimpiangi il fatto di non essere entrato in una clausura cistercense! Ma questo è solo l’aspetto meno rilevante del desiderio di silenzio che c’è in noi. “Tutti i rumori che ci circondano – continua Madeleine Delbrêl – fanno molto meno strepito di noi stessi. Il vero rumore è l’eco che le cose hanno in noi. Non è il parlare che rompe inevitabilmente il silenzio. Il silenzio è la sede della Parola di Dio, e se, quando parliamo, ci limitiamo a ripetere quella parola, non cessiamo di tacere. I monasteri appaiono come i luoghi della lode e come i luoghi del silenzio necessario alla lode. Nella strada, stretti dalla folla, noi disponiamo le nostre anime come altrettante cavità di silenzio dove la Parola di Dio può riposare e risuonare. In certi ammassi umani dove l’odio, la cupidigia, l’alcool segnano il peccato, conosciamo un silenzio di deserto e il nostro cuore si raccoglie con una facilità estrema perché Dio vi faccia squillare il suo nome: «Vox clamans in deserto»”.

Mi sono sempre piaciute le parole che il grande regista italiano, Federico Fellini, fa recitare a Roberto Benigni nel film “La voce della luna” (1990): “Non devi capire! Guai a capire! Che faresti dopo? Tu devi solo ascoltare: solo sentirle, quelle voci, e augurarti che non si stanchino mai di chiamarti”; e ancor più splendide le battute recitate nell’ultima sequenza del film: “Eppure io credo che se ci fosse un po’ più di silenzio, se tutti facessimo un po’ di silenzio, forse qualcosa potremmo capire…”.


Rispondi a luisa Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

4 commenti su “"Se ci fosse un po' più di silenzio"

  • luisa

    Domenica, mi sono recata all’Isola di S. Giulio – lago Orta.
    Li’ c’è un monastero benedettino e alle 11 ho partecipato della Messa con le 50 suore (contavano, ma era un’unica voce).
    Esperienza indimeticabile e ad ogni piè sospinto c’era scritto SILENZIO. Ti lascio queste due riflessioni sul silenzio.
    sempre grazie. ciaoooo luisa
    In italiano con “ silenzioso” traduciamo il latino tacitus.
    “Silenzioso”deriva da silens che a sua volta deriva dal verbo silere, che esprime il rumore del vento nei campi di grano .
    Quando i cereali fanno la spiga, il vento sussurra in silenzio facendo ondeggiare le messi.
    Silere dunque non indica l’assenza di rumore ma è invece il soffio leggero dei cereali che maturano nei campi.

    La croce di Cristo, spiega il Pontefice, «non mostra solo il silenzio di Gesù come sua ultima parola al Padre, ma rivela anche che Dio parla per mezzo del silenzio». Così, ancora, si esprime l’esortazione «Verbum Domini»: «Il silenzio di Dio, l’esperienza della lontananza dell’Onnipotente e Padre è tappa decisiva nel cammino terreno del Figlio di Dio, Parola incarnata. Appeso al legno della croce, ha lamentato il dolore causatoGli da tale silenzio: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato” (Mc 15,34; Mt 27,46). Procedendo nell’obbedienza fino all’estremo alito di vita, nell’oscurità della morte, Gesù ha invocato il Padre. A Lui si è affidato nel momento del passaggio, attraverso la morte, alla vita eterna: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23,46)»). L’esperienza di Gesù sulla croce è certamente unica, ma ha anche un valore universale: «è profondamente rivelatrice della situazione dell’uomo che prega e del culmine dell’orazione: dopo aver ascoltato e riconosciuto la Parola di Dio, dobbiamo misurarci anche con il silenzio di Dio, espressione importante della stessa Parola divina».

  • Egeria

    Amo stare in silenzio ed ascoltare, ascoltare Dio che mi parla del suo Amore per me, ascoltarlo sempre: nella Parola, nel mio cuore, nel cuore di chi amo. Ascoltarlo attraverso il cielo, le piante… tutto il creato. Accoglierlo non è facile, Lui è l’immenso ed io sono in cammino verso Lui mentre mi lascio guidare dall’ascolto del suo amore.

  • Michelangelo Nasca

    Carissima Egeria,quello che ci racconti spiega molto bene il senso della preghiera: mettersi in ascolto! Grazie per il tuo commento.