A scuola da Madre Teresa per "realizzare qualcosa"


“Lucy: Penso di iniziare qualche nuovo hobby… / Charlie Brown: E’ una buona idea, Lucy… la gente che ricava di più dalla vita è quella che cerca davvero di realizzare qualcosa… / Lucy: Realizzare qualcosa?! Io credevo che dovessimo solo tenerci occupati!”. Il simpatico scambio di parole raccontato in questo fumetto di Charlie Brown ci permette di sorridere un po’, ma nello stesso tempo invita il lettore ad un’attenta riflessione. Due sono le provocazioni che raccogliamo dai personaggi del famoso autore di fumetti statunitense Charles M. Schulz: realizzare qualcosa e tenersi occupati. Si può essere “occupati in qualcosa” per sfuggire alla noia o per dimenticare di pensare ai propri problemi senza però ricavarne niente di buono. Un po’ di tempo trascorso a non fare nulla di veramente importante! “Realizzare qualcosa” costa, invece, fatica e mette in gioco tutte le possibili energie e i doni a nostra disposizione.
Non è tempo perso e anche se faticoso produce dei frutti.

Ne era pienamente convinta Madre Teresa di Calcutta, la piccola matita nelle mani di Dio, – celebrata oggi dalla Chiesa con una memoria liturgica – che trascorse gli anni della sua esistenza al servizio della Carità, lasciando un’eredità spirituale e reale di notevoli proporzioni: 4.800 suore, presenti in 143 Paesi, distribuite in 750 case (solo in India sono più di 200)… e pensare che nel 1950 erano appena in dodici! Sono i numeri di una realtà missionaria cresciuta attorno alla santità di Madre Teresa di Calcutta, di una donna che fuori dalla logica del “tenersi occupati” realizzo davvero qualcosa mettendo in gioco se stessa e la radicalità della fede vissuta nel proprio cuore. Il “realizzare qualcosa” incarnato da Madre Teresa aveva Dio stesso come principale ispiratore.
Una volta, un alto funzionario del governo indiano disse, infatti, alla Madre: “Noi e voi svolgiamo la stessa opera sociale. Ma la differenza tra voi e noi è molto grande: voi lavorate per qualcuno; noi lo facciamo per qualcosa”.

A quindici anni dalla sua morte (5 settembre 1997) le suore Missionarie della Carità continuano a vedere Cristo nel volto di ogni povero (anzi – come recita la loro Regola – nel povero più povero tra i poveri) così come insegnò loro la grande fondatrice. Probabilmente Madre Teresa di Calcutta direbbe oggi: “Io non penso di avere qualità speciali, non pretendo niente per il lavoro che svolgo. È opera sua. Io sono come una piccola matita nelle sue mani, nient’altro. È lui che pensa. È lui che scrive: la matita non ha nulla a che fare con tutto questo. La matita deve solo poter essere usata”.

“Non andiamo mai dalla gente senza pregare”, – affermava, infine, Madre Teresa – “iniziamo la nostra giornata alle 4,30 del mattino, con la preghiera e la meditazione”. Se c’è del lavoro da fare converrà, allora, alzarsi presto al mattino! E riprendendo in prestito le esclamazioni di Charlie Brown (per concludere con un sorriso): “Quando ci si deve alzare alle 7 in punto, le 6 e 59 sono il momento peggiore della giornata!”.

Pubblicato su Korazym.org


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0 commenti su “A scuola da Madre Teresa per "realizzare qualcosa"

  • luisa

    Pienamente concorde.
    Gustave Flaubert affermava: ‘L’avvenire ci tormenta, il passato ci trattiene… il presente ci sfugge’

    La velocità, per l’uomo del terzo millennio, è ormai diventata un elemento importantissimo il motore principale di ogni sua attività. Nell’ambito lavorativo, per esempio, il tempo deve scorrere a ritmi rigorosamente veloci; bisogna fare in fretta e utilizzare ogni frazione di tempo nel modo migliore ed economicamente più efficace! Si raggiungono così gli incredibili paradossi che Niada descrive bene nel suo libro: ”Il tempo breve” ‘Gli impiegati per non essere distratti o interrotti dalla propria attività – che si svolge in silenzio davanti allo schermo di un computer o bisbigliando a un telefono –, ormai non si alzano nemmeno più dal posto per parlare con un collega: comunicano per email anche con chi è seduto alla scrivania di fianco, magari per fissare una riunione per l’ora successiva nello stesso ufficio’
    Il rischio dell’uomo moderno è quello di lasciar sincronizzare cuore ed intelligenza ai dettami esasperanti del mondo. ‘La società delle opportunità ha creato più una società «do it yourself» (fai da te, ndr) di egoisti, ha prodotto una nuova specie umana, imbozzolata in uno stile di vita dettato da celebrità e case di moda, in un gioco di specchi propinato da un’informazione ciarliera e onnipresente. Sta educando una gioventù sorda e autistica, il cui modo di essere è esemplificato dall’inseparabile auricolare del lettore mp3 o dell’iPod, un diaframma foderato di piombo per estraniarsi dal resto del mondo e vivere in un tunnel di vita «on demand» (su richiesta, ndr), in cui l’individuo ancora adolescente decide che cosa è buono per la propria edificazione, mentre le famiglie lasciano fare e interagiscono sempre meno con i figli che si alienano in mille universi paralleli’