Rubata e ritrovata l'ampolla con il sangue di Karol Wojtyla


Non sanno proprio che farsene di quello strano oggetto a forma di libro, con inciso uno stemma episcopale, un bastone a croce e una sorta di ampollina contenente un liquido rossastro da poco rubato su un treno a un prete di provincia. I ladri abbandonano così l’«inutile» refurtiva in mezzo alle sterpaglie e fuggono.
E’ l’episodio accaduto a don Augusto Baldini, 54 anni, parroco della chiesa di Santa Maria dell’Assunta ad Allumiere, un piccolo centro a nord di Roma. Nello strano libro trafugato al sacerdote il preziosissimo reliquiario contenente il sangue del beato Karol Wojtyla prelevato al Pontefice dopo l’attentato del 13 maggio 1981 in piazza San Pietro.

Don Baldini, in mattinata, aveva prelevato una copia del reliquiario destinata a viaggiare (l’originale è, infatti, una preziosa opera in bronzo, argento e oro dello scultore Carlo Balljana custodito nella chiesa di Santa Maria Immacolata e San Giuseppe Benedetto Labre) per un momento di preghiera e di venerazione della reliquia, in occasione del 25esimo anniversario dell’incoronazione della statua della Madonna a Civitavecchia compiuta dallo stesso Wojtyla durante una sua visita.
Appena salito sul treno che lo avrebbe portato a Civitavecchia, tre stranieri distraggono strategicamente il sacerdote e gli rubano l’involucro contenente la reliquia. Gli agenti della Polfer, dopo poche ore, ritrovano la refurtiva abbandonata dai ladri (ignari del suo valore) tra le sterpaglie, vicino alla stazione ferroviaria in cui era avvenuto il furto, e don Augusto Baldini può serenamente fare ritorno nella parrocchia di Allumiere, dove il 1 settembre si celebra la festa patronale e il reliquiario potrà essere esposto.

Un celebre brano di letteratura – tratto da “I Miserabili” di Victor Hugo – trova una certa assonanza, anche se con un finale diverso, con l’episodio appena descritto.
Myriel (sacerdote, vescovo e uomo incurante di sé ed esclusivamente proteso verso il bisogno altrui) dopo aver dato ospitalità a Jean Valjean, appena evaso dal carcere, viene derubato dallo stesso di due preziosi candelieri d’argento. Fermato dalle guardie, Valjean viene condotto presso l’abitazione del Vescovo Myriel il quale non esiterà neppure un istante a scagionarlo dall’accusa di furto, offrendogli l’opportunità di un importante riscatto sociale. Dirà infatti il Vescovo congedandosi da Valjean: «Non dimenticate, non dimenticate mai che m’avete promesso di impiegare questo denaro per diventare un uomo onesto». “Valjean, – scrive Hugo – che non si ricordava d’aver promesso, rimase stupefatto; il vescovo aveva accentuato quelle parole in particolar modo, mentre le pronunciava, e riprese poi con una specie di solennità: «Jean Valjean fratello mio, voi non appartenete più al male, ma al bene. Acquisto la vostr’anima, la tolgo ai cupi pensieri ed allo spirito di perdizione e la do a Dio».

E’ solo un brano di letteratura, ma uno come Giovanni Paolo II ai miracoli ci crede!

Pubblicato su Vatican Insider


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0 commenti su “Rubata e ritrovata l'ampolla con il sangue di Karol Wojtyla

  • Elisabetta

    Ciao Michelangelo, sono tornata sul web (ti ricordi il mio vecchio blog, Il blog della casalinga cristiana?). Ti saluto con gioia e ti ho linkato per seguirti ^_^
    Un abbraccio!

  • Michelangelo Nasca

    Carissima Elisabetta, ben ritrovata. Con piacere anche io inserisco il link del tuo sito tra i miei link amici. E complimenti per le tue pubblicazioni.