Siria: Annan se ne va, ma la Chiesa melchita chiede che torni


“Siamo molto dispiaciuti e tristi per questa decisione. Speriamo che possa tornare sui suoi passi e continuare la missione. (…) Abbiamo bisogno di ogni mezzo per arrivare a una riconciliazione, a una soluzione pacifica. Chiedo ad Annan di riprendere la sua missione, abbiamo bisogno di lui”. Gregorios III Laham, patriarca di Antiochia dei greco-melkiti, rivolge un accorato appello al mediatore Onu per la Siria, Kofi Annan, che ha da poco rassegnato le sue dimissioni denunciando un mancato sostegno e valida collaborazione da parte della comunità internazionale.

Giudizi pesanti che piombano addosso alla drammatica situazione mediorientale della Siria, dove si continua a morire o per i bombardamenti dell’esercito siriano o per gli attacchi armati dell’opposizione, in una guerra civile fino all’ultimo sangue difficile da placare.
L’analisi di Kofi Annan risulta chiara: le due parti impegnate nel conflitto non possono vantare “eroi partigiani” tra le loro fila, da una parte, infatti, vi è “l’intransigenza del governo siriano”, dall’altra “una crescente campagna militare dell’opposizione”. In secondo luogo l’ex segretario generale dell’Onu, Kofi Annan, ha parlato – attraverso AsiaNews – di “una chiara mancanza di unità” nel Consiglio di sicurezza, che continua a “puntare il dito e ad offendersi” reciprocamente, inasprendo ulteriormente le fasi del conflitto. “La Siria – ha dichiarato Annan – può essere salvata dalla peggiore calamità se la comunità internazionale può mostrare il coraggio e la leadership necessaria a un compromesso sui loro interessi di parte per il bene del popolo siriano, per gli uomini, le donne e i bambini che hanno già sofferto troppo”.

Kofi Annan, sei mesi fa, era stato nominato inviato speciale dell’Onu e della Lega araba per cercare una soluzione pacifica a quelle che nel marzo 2011, in Siria, potevano ancora considerarsi preoccupanti tensioni. Negli ultimi giorni a nulla è valsa la richiesta del “cessate-il-fuoco” proposta dall’ex segretario Onu. Per di più – denuncia AsiaNews – a proposito del bazar delle armi “ogni sostenitore provvede per il suo gruppo: elicotteri da guerra (Russia); strumenti di comunicazione e intelligence (Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti); armi pesanti e soldi (Arabia saudita e Qatar). Nel commercio di armi sono implicate le stesse nazioni che avevano dato il mandato a Kofi Annan di cercare una pace possibile!”.

Papa Benedetto XVI, durante l’Angelus del 29 luglio scorso con grande preoccupazione – rivolgendosi anche a quanti hanno maggiori responsabilità – aveva dichiarato: “Continuo a seguire con apprensione i tragici e crescenti episodi di violenza in Siria con la triste sequenza di morti e feriti, anche tra i civili, e un ingente numero di sfollati interni e di rifugiati nei Paesi limitrofi. Per questi chiedo che sia garantita la necessaria assistenza umanitaria e l’aiuto solidale. (…) Rinnovo un pressante appello, perché si ponga fine ad ogni violenza e spargimento di sangue. Chiedo a Dio la sapienza del cuore, in particolare per quanti hanno maggiori responsabilità, perché non venga risparmiato alcuno sforzo nella ricerca della pace, anche da parte della comunità internazionale, attraverso il dialogo e la riconciliazione, in vista di un’adeguata soluzione politica del conflitto”.

Le dimissioni di Kofi Annan diventeranno effettive dal 31 agosto. Nel frattempo le superpotenze (Russia, Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia) puntano il dito l’una contro l’altra per scrollarsi di dosso reciprocamente l’onta del fallimento. E intanto la gente continua a morire!

Pubblicato su Korazym.org

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