Una famiglia porta in tribunale il governo americano


Questa volta Barack Obama si ritrova con le spalle al muro! Una famiglia cattolica del Colorado – i proprietari di Hercules Industries, una grande impresa di impianti di riscaldamento e di condizionatori con sedi in cinque Stati Usa – ha portato, infatti, in tribunale il governo americano, contro l’obbligo imposto dall’Amministrazione Obama di offrire ai propri dipendenti una copertura sanitaria per metodi contraccettivi e abortivi. Il giudice distrettuale federale del Colorado, John L. Kane, ha dato ragione alla famiglia Newland. Imporre il pagamento diretto di servizi per la prevenzione e l’interruzione delle gravidanze – riferisce il magistrato – porterebbe a “danneggiare gravemente il diritto dei Newland a esercitare liberamente le loro convinzioni religiose” (Avvenire).

Nei mesi scorsi oltre una decina di associazioni e le diocesi statunitensi avevano presentato ricorso in diversi Stati; “Questa causa – veniva scritto nel testo della petizione – riguarda una delle più apprezzate libertà americane: quella di praticare una religione senza l’interferenza del governo”.
“Noi – spiegava il presidente dell’Università di Notre Dame, il più prestigioso ateneo cattolico del Paese – non cerchiamo di imporre le nostre convinzioni religiose agli altri e chiediamo semplicemente che il governo non ci imponga i suoi valori quando questi sono in conflitto con i nostri insegnamenti religiosi”. Timothy Dolan, arcivescovo di New York e presidente della Conferenza episcopale americana, a tal proposito aveva dichiarato: “Non metto in dubbio la buona fede del presidente e gli credo quando dice di apprezzare il lavoro della Chiesa cattolica e di non volerne impedire l’opera. Ma penso che all’interno della sua amministrazione abbia prevalso un approccio intransigente a tutto ciò che concerne la riforma sanitaria”.

La Hercules Industries rimane adesso in attesa della sentenza. Il caso – che verrà esaminato attentamente dalla magistratura statunitense – per alcuni giudici è considerato già incostituzionale e pertanto l’obbligo imposto dalla legge non deve essere applicato finché tutte le cause mosse nei suoi confronti (23 denunce presentate al governo Obama da 56 diocesi e istituzioni cattoliche) non saranno state esaminate. Ed è significativo il fatto che a capo della protesta, contro questo inaccettabile aspetto (per chi ama la vita e il divino contenuto in essa!) della riforma sanitaria statunitense, ci sia una famiglia.

Alcuni anni fa l’ex Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, mons. Elio Sgreccia, affermava: “Per facilitare la diffusione dell’aborto, si sono investite e si continuano ad investire somme ingenti destinate alla messa a punto di preparati farmaceutici, che rendono possibile l’uccisione del feto nel grembo materno»; «La stessa ricerca scientifica, su questo punto, sembra quasi esclusivamente preoccupata di ottenere prodotti sempre più semplici ed efficaci contro la vita e, nello stesso tempo, tali da sottrarre l’aborto a ogni forma di controllo e responsabilità sociale”.

Pubblicato su Korazym.org

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