Pakistan, giovani cattolici in raduno per la pace


“Essere attenti al mondo giovanile, saperlo ascoltare e valorizzare, – scriveva Benedetto XVI nel messaggio per la XLV Giornata Mondiale della Pace – non è solamente un’opportunità, ma un dovere primario di tutta la società, per la costruzione di un futuro di giustizia e di pace. Si tratta di comunicare ai giovani l’apprezzamento per il valore positivo della vita, suscitando in essi il desiderio di spenderla al servizio del Bene. È un compito, questo, in cui tutti siamo impegnati in prima persona”.
Proprio in questi giorni la Commissione giovanile diocesana di Faisalabad, della provincia pachistana di Punjab, ha organizzato un raduno per i ragazzi mettendo a tema l’educazione dei giovani alla giustizia e alla pace. Argomenti questi per nulla scontati in una nazione dove la fede cattolica molto spesso non ha diritto di cittadinanza.

Durante i seminari – svoltisi presso il Centro nazionale giovanile di Ayubia, poco distante da Muree (distretto di Rawalpindi, nel Punjab) – i ragazzi hanno avuto modo di approfondire gli argomenti che riguardano la capacità decisionale, l’auto-coscienza, il ruolo dei media nel percorso educativo sui temi della pace e della giustizia all’interno della Bibbia. Oltre a questo, i laboratori hanno inoltre fornito spunti e indicazioni sulle modalità di incontro e confronto con persone diverse e ambienti nuovi.

I giovani che hanno preso parte al raduno, come racconta l’agenzia missioanria AsiaNews, si sono impegnati – attraverso una sottoscrizione simbolica – a “combattere per un cambiamento in positivo nella società”, per una risposta concreta ai problemi inerenti i diritti umani e la promozione della giustizia e della pace sociale nella diocesi, giurando in modo solenne di mantenere “libere dalla droga” le loro parrocchie e di diffondere la Parola di Dio. Padre  Khalid Raseed Asi, direttore della Commissione diocesana giovanile, confida nel fatto che i giovani possano giocare un ruolo “costruttivo” nella promozione della pace e dei diritti umani e “dare una mano” anche alla Chiesa in questo compito impegnativo.

“La pace – concludeva Papa Ratzinger nel testo prima citato – non è un bene già raggiunto, ma una meta a cui tutti e ciascuno dobbiamo aspirare. Guardiamo con maggiore speranza al futuro, incoraggiamoci a vicenda nel nostro cammino, lavoriamo per dare al nostro mondo un volto più umano e fraterno, e sentiamoci uniti nella responsabilità verso le giovani generazioni presenti e future, in particolare nell’educarle ad essere pacifiche e artefici di pace”.

Pubblicato su Vatican Insider

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