Divorzi e separazioni sono patologie non la normalità della coppia


Le notizie rilevate in questi giorni dal report Istat “Separazioni e divorzi in Italia” hanno smascherato definitivamente quella che si potrebbe considerare – ce lo permetta il Prof. Mario Monti – la crisi più grande del nostro secolo e che riguarda la stabilità e l’unità coniugale! Pare, infatti, che i matrimoni non vadano oltre la media dei 15 anni, con una notevole crescita di separazioni e divorzi, ritenuta da alcuni come l’inevitabile alternativa alla crisi coniugale. Nel 1995 – come in una sorta di necrologio sociale – su mille matrimoni vennero registrate 158 separazioni e 80 divorzi; nel 2010 le separazioni salirono a 307 e i divorzi a 182 (scelta che per l’85% dei casi risulta consensuale). 88.191separazioni nel 2010 e 54.160 divorzi, con un incremento (rispetto all’anno precedente) del 2,6% mentre i divorzi registravano un decremento pari allo 0,5%. La nota più triste ci ricorda, poi, che il 68,7% delle separazioni e il 58,5% dei divorzi hanno riguardato coppie con figli avuti durante il matrimonio (con affido condiviso per l’89,8% dei casi).

Una condizione epocale certamente drammatica che registra il disfacimento di molte delle nostre famiglie. “Che alternativa c’è al matrimonio, – Scriveva Gilbert Keith Chesterton – eccetto il sonno? Non certo la libertà. A meno che non sposiate Dio, come le nostre monache in Irlanda, bisogna sposiate un Uomo, cioè a dire Me. La terza ed ultima ipotesi sarebbe che sposaste voi stessa e viveste con voi, voi, voi sola: cioè a dire in quella compagnia che mai è soddisfatta e non soddisfa mai”.

Eppure – nonostante tutto e in barba alla rigidità delle statistiche – sono diventate tante le persone che provano a farsi aiutare, nel tentativo di sanare il proprio rapporto di coppia. Questo a fronte di un crescente numero di coniugi che drasticamente decidono, invece, di separarsi per sempre. Fa riflettere il fatto che oggi stiamo imparando (ed è un dato abbastanza drammatico), a poco a poco, a riconoscere i sintomi della patologia relazionale (che rileva le difficoltà tra moglie e marito), perdendo di vista però l’origine “sana” del rapporto vissuto all’interno della coppia.

Per fare un esempio, è come se il medico iniziasse a studiare l’uomo a partire dalla sua patologia senza avere a disposizione il prototipo di un uomo sano! Per alcuni rientra esattamente nella norma il fatto che una coppia possa ammalarsi d’amore e improvvisamente decidere di mollare tutto, mentre risulta “anormale” il tentativo e il desiderio di chi – in mezzo alle innumerevoli difficoltà – cerca di risanare l’armonia coniugale. E’ molto più semplice distruggere un rapporto piuttosto che provare a risanarlo e a custodirlo, a poco a poco e a fatica, portando i pesi gli uni degli altri.

(Scritto per Korazym.org)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *