La via crucis di Ratzinger prima di diventare Papa


Sono trascorsi sette anni da quel famoso venerdì santo del 2005. Le meditazioni della Via Crucis al Colosseo – affidate alla competenza teologica e spirituale del card. Joseph Ratzinger – fecero sobbalzare tanti uomini di Chiesa (vescovi e sacerdoti). Giovanni Paolo II viveva in quei giorni i momenti più drammatici della sua vita terrena; da lì a poco il buon Dio lo avrebbe richiamato a sé, tra il sabato (giorno tradizionalmente dedicato a Maria) e la domenica della Divina Misericordia del 2 aprile (a cui Karol Wojtyła era particolarmente legato).

Come dicevamo prima le meditazioni di quella Via Crucis portavano la firma del Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, che sarebbe diventato papa il 19 aprile di quello stesso anno. A suscitare particolare sorpresa e clamore fu il testo della Nona Stazione, dove Ratzinger – senza mezzi termini (per nulla preoccupato di salvaguardare una ipotetica ascesa al soglio pontificio) – denunciò un certo disvalore morale presente tra gli uomini di Chiesa: “Non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua stessa Chiesa? A quante volte si abusa del santo sacramento della sua presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di lui! Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza! Quanto poco rispettiamo il sacramento della riconciliazione, nel quale egli ci aspetta, per rialzarci dalle nostre cadute!”.

Se questo cardinale diventa papa (avrà mormorato qualcuno) siamo nei guai! Una preoccupazione che si rivelò assolutamente fondata, ma soprattutto provvidenziale per tutta la Chiesa.

Il prezzo da pagare non è stato però irrilevante. In questi sette anni di pontificato, infatti, Benedetto XVI si è ritrovato a superare tutta una serie di ostacoli destinati a colpire e a rallentare l’azione pastorale del suo ministero petrino.
Il primo passo di questa diabolica strategia fu quello di sminuire la figura di Benedetto XVI ponendola subito a confronto con quella di Giovanni Paolo II. Un tentativo fallito miseramente dopo qualche mese!
Poi si produssero una serie di illazioni (false ovviamente) circa una appartenenza del giovane Ratzinger all’ideologia nazista. Nel luglio del 2007 fu la pubblicazione del Motu Proprio ‘Summorum Pontificum’ – che riapriva il dialogo con il movimento lefebvriano – a dividere l’episcopato e a mettere in discussione, attraverso tale documento, l’iniziativa del Pontefice.  Difficile da dimenticare poi, per la cultura e soprattutto per lo Stato italiano, l’incresciosa protesta mossa da alcuni facinorosi per impedire al Papa, nel gennaio del 2008, di pronunciare la sua ‘lectio magistralis’ presso la prestigiosa Università romana della Sapienza. Il testo del suo messaggio fece ugualmente il giro del mondo suscitando l’attenzione di tutti i mezzi di comunicazione. Un effetto boomerang che nessuno aveva calcolato!

Non sono mancati in questi sette anni (e non mancano!) riferimenti e attacchi contro la morale cristiana (aborto, eutanasia, immigrazione, celibato dei sacerdoti, pillola RU486) dove persino alcuni vescovi (“uomini di Chiesa” grazie a Dio e non la Chiesa!) si discostano dal pensiero ufficiale della fede cristiana. Nel settembre del 2009 viene aspramente attaccato il direttore del quotidiano cattolico Avvenire. Anche in questo caso furono pubblicate notizie (poi rivelatesi false) sulla integrità morale del direttore Dino Boffo, costretto alle dimissioni.
Negli ultimi anni lo scandalo della pedofilia mette in discussione la moralità di alcuni “uomini di Chiesa”. Tra le nazioni coinvolte anche la patria di Benedetto XVI. I giornali italiani (“solo” quelli italiani!) cercano di coinvolgere nello scandalo il fratello del Papa mons. George Ratzinger. Poi sarà il Papa stesso ad essere coinvolto in un clamoroso scandalo, per una leggerezza pastorale prodotta da terzi quando Ratzinger era Arcivescovo di Monaco.

Ne “L’ultimo esorcista. La mia battaglia contro Satana” scritto da Gabriele Amorth con Paolo Rodari, Amorth afferma: “Benedetto XVI è temutissimo da Satana. Le sue messe, le sue benedizioni, le sue parole sono come dei potenti esorcismi. (…) Il modo con cui Benedetto XVI vive la liturgia. Il suo rispetto delle regole. Il suo rigore. La sua postura sono efficacissimi contro Satana. La liturgia celebrata dal Pontefice è potente. Satana è ferito ogni volta che il Papa celebra l’eucaristia. Satana molto ha temuto l’elezione di Ratzinger al soglio di Pietro. Perché vedeva in lui la continuazione della grande battaglia che contro di lui ha fatto per ventisei anni e mezzo il suo predecessore, Giovanni Paolo II”.

Nelle ultime ore continuano a piovere calunnie e scorrettezze nei confronti di Papa Ratzinger. Si ha l’impressione, una fondata ed eclatante impressione, che Papa Ratzinger sia molto temuto. Si cerca di colpirlo alle spalle, vigliaccamente, con le inside della calunnia e della menzogna, creando attorno a lui un clima di sospetto.
La barca di Pietro, però, non colerà a picco, se ne facciano una ragione coloro che prestano il fianco a strumentalizzazioni destabilizzanti per tutta la Chiesa. Sembra ancora di sentir parlare il Signore: «E io ti dico: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa» (Mt 16, 18).

(Articolo pubblicato su Vatican Insider)


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