Cristianofobia o "odium fidei"?


Il 23 gennaio scorso un gruppo di attivisti indù del Rashtriya Savayansevak Sangh ha attaccato 20 cristiani in una casa privata, a 3km dalla città di Haliyal (Uttar Kannada, Karnataka), con l’accusa di proselitismo e conversioni forzate. Alcuni tra i fedeli sono stati picchiati con ferocia, mentre il rev. Chandrakanth Kalappa Chavan – spogliato e trascinato per tutto il villaggio – è stato legato ad un albero nei pressi di un tempio indù. “Anche nel 2012 – commenta Sajan George, presidente del Global Council of Indian Christians, ai microfoni di AsiaNews – non c’è tregua per i cristiani. Siamo già al terzo incidente anticristiano, nel primo mese dell’anno”. “I cristiani – aggiunge Sajan George – sono trattati come cittadini di seconda classe non solo dalle forze ultranazionaliste, ma anche dalle autorità. Con l’avvicinarsi della Festa della Repubblica, è tempo che lo Stato assicuri alla minoranza cristiana i suoi diritti costituzionali”. L’episodio accaduto in India è solo uno degli ultimi avvenimenti “in odium fidei” riservato ai cristiani di tutto il mondo, soprattutto (è questo è un vero paradosso) in quei territori dove i cristiani rappresentano una minoranza religiosa!

L’espressione “damnatio ad bestias” che i primi cristiani sperimentarono nella propria pelle (era l’atroce condanna ad essere divorati dalle bestie feroci a causa della appartenenza alla fede cristiana) oggi sembra essere diventata la parola d’ordine del mondo cosiddetto moderno! Essa, o in senso metaforico (grazie agli artigli di un certo tipo di stampa) o in senso reale (vedi gli innumerevoli testimoni che continuano a morire a causa della fede cristiana) chiede a ciascun cristiano “la ragione della propria fede!”. Perché il cristiano è così temuto? Chi gli dà la forza di superare l’emarginazione, il vilipendio e le violenze provenienti dalle diverse etnie presenti nel mondo? La storia non è sempre stata dalla parte dei cristiani! Nel 305 d.C. durante la grande persecuzione di Diocleziano (ricordata come una delle più feroci), in Abitinia (una cittadina dell’odierna Tunisia) un gruppo di cristiani venne scoperto a celebrare l’Eucaristia domenicale. Arrestati e inviati a Cartagine per essere processati dal proconsole Anulino i cristiani dovettero difendersi dall’accusa di essersi riuniti illecitamente.

Durante l’interrogatorio (tratto dagli atti del martirio), Saturnino (il sacerdote che aveva presieduto l’Eucaristia) rispose così alle accuse: “Noi dobbiamo celebrare il giorno del Signore: è la nostra legge”. Venne anche interrogato il proprietario della casa, Emerito: “Ci sono state riunioni proibite a casa tua?”, e fu risposto: “Abbiamo celebrato il giorno del Signore”. “Perché hai permesso loro di entrare?”, incalzò il proconsole; “Sono fratelli e io non potevo impedirlo” rispose Emerito. “Avresti dovuto farlo”, replicò il proconsole, ed Emerito: “Non potevo farlo, perché noi non possiamo vivere senza celebrare la cena del Signore”. “Non sai tu – aggiunse un altro tra i cristiani arrestati, rivolgendosi al proconsole – che il cristiano esiste per l’Eucaristia e l’Eucaristia esiste per il cristiano?”.

“Sine dominico non possumus vivere” fu dunque la risposta di quei coraggiosi cristiani, considerati i primi martiri dell’Eucaristia. “Senza tutto ciò che appartiene al Signore non possiamo vivere”. Probabilmente è questa la vera forza del cristiano, “una Persona” della quale non possono fare a meno!

(Pubblicato su Korazym)

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