Un'amicizia fedele e vera


Jean Guitton a proposito di amicizia scriveva: “L’amicizia è completa solo quando non è semplicemente una somiglianza che si coltiva, una fiducia che si pratica, ma uno sforzo comune e reciproco per innalzarsi, per purificarsi, per superarsi. Allora, l’amicizia esprime non solo la sua dolcezza ma anche la sua forza, che è necessaria perché arrivi alla sua pienezza. A questa altezza, a questa profondità, l’amicizia non teme alcun attacco; né la lontananza, né il tempo possono alterarla”.
Talvolta, il nostro modo di vivere l’amicizia appare fragile e inconsistente. La superficialità dei rapporti, l’attenzione al “ruolo” da conquistare a discapito di chi ti sta vicino e molti altri difetti ci portano a guardare il nostro prossimo con sospetto, come se l’altro rappresentasse un pericolo per la nostra vita. L’amicizia andrebbe vissuta, invece, con maggiore responsabilità. E’ un impegno che costa fatica e lavoro poiché ti viene chiesto di prenderti cura del prossimo (colui-al-quale-farsi-vicino), dove l’altro non è un nemico scomodo da abbattere.
Gli Apostoli avevano con Gesù un rapporto di amicizia molto intenso. Perché questa amicizia non è fallita? Qual è stato il segreto di tale stabilità? Anche Adamo ed Eva furono chiamati ad una amicizia con Dio, ma in loro si rivelò un fallimento. Come mai?
Innanzitutto la parola fedeltà, che Adamo ed Eva sottovalutarono mentre per gli Apostoli divenne un punto di forza. Poi il desiderio di verità che è presente nel cuore di ogni uomo e che proprio nella persona di Cristo fu possibile (ed è possibile ancora oggi!) sperimentare: “Io sono la via, la verità e la vita”(Gv 14, 6). Un amico è tale quando – nella dinamica dei rapporti interpersonali – è capace di vivere con fedeltà e verità, quando il suo consiglio è orientato verso il bene, quando nonostante gli inevitabili momenti di incomprensione è in grado di ristabilire un dialogo con te.

cogitorJean Guitton a proposito di amicizia scriveva: “L’amicizia è completa solo quando non è semplicemente una somiglianza che si coltiva, una fiducia che si pratica, ma uno sforzo comune e reciproco per innalzarsi, per purificarsi, per superarsi. Allora, l’amicizia esprime non solo la sua dolcezza ma anche la sua forza, che è necessaria perché arrivi alla sua pienezza. A questa altezza, a questa profondità, l’amicizia non teme alcun attacco; né la lontananza, né il tempo possono alterarla”.

Talvolta, il nostro modo di vivere l’amicizia appare fragile e inconsistente. La superficialità dei rapporti, l’attenzione al “ruolo” da conquistare a discapito di chi ti sta vicino e molti altri difetti ci portano a guardare il nostro prossimo con sospetto, come se l’altro rappresentasse un pericolo per la nostra vita. L’amicizia andrebbe vissuta, invece, con maggiore responsabilità. E’ un impegno che costa fatica e lavoro poiché ti viene chiesto di prenderti cura del prossimo (colui-al-quale-farsi-vicino), dove l’altro non è un nemico scomodo da abbattere.

Gli Apostoli avevano con Gesù un rapporto di amicizia molto intenso. Perché questa amicizia non è fallita? Qual è stato il segreto di tale stabilità? Anche Adamo ed Eva furono chiamati ad una amicizia con Dio, ma in loro si rivelò un fallimento. Come mai?

Innanzitutto la parola fedeltà, che Adamo ed Eva sottovalutarono mentre per gli Apostoli divenne un punto di forza. Poi il desiderio di verità che è presente nel cuore di ogni uomo e che proprio nella persona di Cristo fu possibile (ed è possibile ancora oggi!) sperimentare: “Io sono la via, la verità e la vita”(Gv 14, 6). Un amico è tale quando – nella dinamica dei rapporti interpersonali – è capace di vivere con fedeltà e verità, quando il suo consiglio è orientato verso il bene, quando nonostante gli inevitabili momenti di incomprensione è in grado di ristabilire un dialogo con te.

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