La Chiesa non discrimina gli omosessuali


duomodipalermoIl caso è ormai noto a tutti, la veglia di preghiera per le vittime dell’omofobia, in programma per il 12 maggio a Palermo nella parrocchia di Santa Lucia, è stata sospesa. La Curia palermitana ha invitato il parroco della Chiesa di S. Lucia al pieno rispetto delle norme emanate dalla Santa Sede al n. 17 del documento ”Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali “ dell’1 ottobre 1986 chiedendo di annullare l’incontro. La veglia di preghiera era stata organizzata dalle associazioni “Ali d’aquila” Lesbiche e Gay cristiani, Chiesa Evangelica Luterana, Chiesa Valdese v. Spezio, Comunità S. Francesco Saverio.

Chi ha letto bene la Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica citata dalla Curia palermitana e ha avuto la correttezza di non parafrasare il testo a proprio vantaggio (come si evince, purtroppo, dalla lettura di molti articoli pubblicati in questi giorni) avrà avuto anche modo di scoprire maggiori dettagli che riguardano la spiacevole querelle.

Uno degli intendimenti principali della Lettera è, infatti, quello di fare chiarezza su certe ‘argomentazioni ed espresse posizioni non conformi con l’insegnamento della Chiesa Cattolica’ che sempre più frequentemente maturano in ambito cattolico. Essa è indirizzata ai vescovi e intende porre in risalto alcune correnti di pensiero che cercano di creare confusione nei riguardi della posizione della Chiesa e di sfruttare questa confusione per i loro scopi.

Anche all’interno della Chiesa – chiarisce il documento – si è formata una tendenza, costituita da gruppi di pressione con diversi nomi e diversa ampiezza, che tenta di accreditarsi quale rappresentante di tutte le persone omosessuali che sono cattoliche […]. Una delle tattiche usate è quella di affermare, con toni di protesta, che qualsiasi critica o riserva nei confronti delle persone omosessuali, delle loro attività e del loro stile di vita, è semplicemente una forma di ingiusta discriminazione. È pertanto in atto in alcune nazioni un vero e proprio tentativo di manipolare la Chiesa conquistandosi il sostegno, spesso in buona fede, dei suoi pastori, nello sforzo volto a cambiare le norme della legislazione civile’.

Non c’è, dunque, un j’accuse rivolto agli omosessuali dove, peraltro, in nessuna parte dell’intero documento vengono mai considerati “malati”, e dove con inequivocabile chiarezza a proposito di intolleranze e violenze contro di loro viene detto: ‘Va deplorato con fermezza che le persone omosessuali siano state e siano ancora oggetto di espressioni malevole e di azioni violente. Simili comportamenti meritano la condanna dei pastori della Chiesa, ovunque si verifichino. Essi rivelano una mancanza di rispetto per gli altri, lesiva dei principi elementari su cui si basa una sana convivenza civile. La dignità propria di ogni persona dev’essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni’.

Il Documento della Congregazione per la dottrina della fede intende chiedere all’episcopato una particolare vigilanza nei confronti di quei programmi volti ad esercitare una pressione sulla Chiesa per spingerla a cambiare la sua dottrina. E in quest’ambito che il numero 17 del documento (richiamato dalla Curia palermitana) offre alcune battute decisive: ‘Dovrà essere ritirato ogni appoggio a qualunque organizzazione che cerchi di sovvertire l’insegnamento della Chiesa, che sia ambigua nei suoi confronti, o che lo trascuri completamente. Un tale appoggio, o anche l’apparenza di esso, può dare origine a gravi fraintendimenti. Speciale attenzione dovrebbe essere rivolta alla pratica della programmazione di celebrazioni religiose e all’uso di edifici appartenenti alla Chiesa da parte di questi gruppi’.

L’intervento operato dalla Diocesi palermitana ribadisce, pertanto, un preciso dettame canonico. Piuttosto ci chiediamo: ma i sacerdoti leaders di alcune realtà cattoliche che hanno voluto patrocinare questa particolare iniziativa potevano non conoscere il contenuto della Lettera ai vescovi del 1986?

Sarebbe davvero triste scoprire che in alcune iniziative come questa si celi l’ostinata convinzione di qualche sacerdote a dover necessariamente cambiare la dottrina della Chiesa (tirando in ballo i temi riguardanti l’omosessualità) per riformarla a propria immagine e somiglianza, in virtù di una fatiscente libertà di pensiero che non coincide con il messaggio evangelico di Cristo.

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