Lasciamoci toccare dal fuoco dello Spirito Santo


papaspsantoLe parole pronunciate ieri da Papa Benedetto XVI, durante l’omelia di Pentecoste, meritano tutta la nostra attenzione. Lo Spirito santo – lungi dall’essere considerato un’anonima e imperscrutabile presenza divina – agisce nella vita di ogni uomo come un “fuoco” che arde ma non brucia. Il Pontefice ci invita a non aver paura di questo fuoco purificatore che può trasformare la nostra esistenza. Non dobbiamo temere questo divino approccio con la terza Persona della Trinità di Dio. Lo Spirito Santo è l’amore di Dio che abbraccia la nostra vita per mantenerci nell’unità, insieme al Padre e al Figlio.
Abbiamo urgentemente bisogno di questa santa unità. C’è bisogno di unità tra marito e moglie, tra genitori e figli, da persona a persona. Nulla avrebbe senso se la povertà del nostro amore unito alle molteplici fatiche quotidiane e ai mille difetti che ci contraddistinguono, non avesse un “Paraclito” (uno che sta dalla nostra parte) capace di difenderci da colui (il demonio) che tenta in tutti i modi di separarci.

Leggiamo lo splendido testo del Papa:

«La fiamma dello Spirito Santo arde ma non brucia. E tuttavia essa opera una trasformazione, e perciò deve consumare qualcosa nell’uomo, le scorie che lo corrompono e lo ostacolano nelle sue relazioni con Dio e con il prossimo. Questo effetto del fuoco divino però ci spaventa, abbiamo paura di essere “scottati”, preferiremmo rimanere così come siamo. Ciò dipende dal fatto che molte volte la nostra vita è impostata secondo la logica dell’avere, del possedere e non del donarsi. Molte persone credono in Dio e ammirano la figura di Gesù Cristo, ma quando viene chiesto loro di perdere qualcosa di se stessi, allora si tirano indietro, hanno paura delle esigenze della fede. C’è il timore di dover rinunciare a qualcosa di bello, a cui siamo attaccati; il timore che seguire Cristo ci privi della libertà, di certe esperienze, di una parte di noi stessi. Da un lato vogliamo stare con Gesù, seguirlo da vicino, e dall’altro abbiamo paura delle conseguenze che ciò comporta. Cari fratelli e sorelle, abbiamo sempre bisogno di sentirci dire dal Signore Gesù quello che spesso ripeteva ai suoi amici: “Non abbiate paura”. Come Simon Pietro e gli altri, dobbiamo lasciare che la sua presenza e la sua grazia trasformino il nostro cuore, sempre soggetto alle debolezze umane. Dobbiamo saper riconoscere che perdere qualcosa, anzi, se stessi per il vero Dio, il Dio dell’amore e della vita, è in realtà guadagnare, ritrovarsi più pienamente. Chi si affida a Gesù sperimenta già in questa vita la pace e la gioia del cuore, che il mondo non può dare, e non può nemmeno togliere una volta che Dio ce le ha donate. Vale dunque la pena di lasciarsi toccare dal fuoco dello Spirito Santo! Il dolore che ci procura è necessario alla nostra trasformazione. E’ la realtà della croce: non per nulla nel linguaggio di Gesù il “fuoco” è soprattutto una rappresentazione del mistero della croce, senza il quale non esiste cristianesimo» (Benedetto XVI).

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