Il Papa visita la Comunità ebraica di Roma


sinagoA  dispetto di ogni tendenziosa polemica la visita di Papa Benedetto XVI con la comunità ebraica di Roma ha avuto una ricaduta positiva nel dialogo ecumenico tra Cristianesimo ed Ebraismo.

A prendere per primo la parola, nella grande Sinagoga romana, è stato Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, che nel corso del suo discorso manifesta apprezzamento nei confronti del Pontefice per la posizione coraggiosa assunta sul tema dell’immigrazione. “Noi, che fummo liberati dalla schiavitù in terra d’Egitto,  come ricorda il primo Comandamento,  siamo al Suo fianco perché tale tema venga affrontato con «giustizia»”.

Ricordando l’omaggio reso da Benedetto XVI a Largo 16 Ottobre, teatro del rastrellamento infame del 43, Riccardo Pacifici saluta, poi, con commozione e orgoglio i superstiti della Shoàh presenti in Sinagoga. Il Pontefice, spontaneamente e con grande umiltà, si alza in piedi ad applaudire in segno di rispetto verso i sopravvissuti dei lager, conquistando l’ammirazione da parte di tutti i presenti.

“Noi figli della Shoàh – prosegue Pacifici – della seconda e terza generazione, che siamo cresciuti nella libertà, sentiamo ancor di più la responsabilità della Memoria. Chi le parla è figlio di Emanuele Pacifici e nipote del Rabbino Capo di Genova Riccardo Pacifici z.l., morto ad Auschwitz insieme alla moglie Wanda. Se sono qui a parlare da questo luogo sacro, è perche mio padre e mio zio Raffaele z.l. trovarono rifugio nel Convento delle Suore di Santa Marta a Firenze. Il debito di riconoscenza nei confronti di quell’Istituto religioso è immenso e il rapporto continua con le Suore della nostra generazione. Lo Stato d’Israele ha conferito al Convento la Medaglia di Giusti fra le Nazioni. Questo non fu un caso isolato né in Italia né in altre parti d’Europa. Numerosi religiosi si adoperarono, a rischio della loro vita, per salvare dalla morte certa migliaia di ebrei, senza chiedere nulla in cambio”.

A questo punto, il ricordo di Pacifici relativo alle polemiche sul “presunto” mancato intervento di Pio XII di fronte alla Shoàh, poteva anche essere omesso, vista la contraddizione con quanto espresso prima nel suo discorso circa Il debito di riconoscenza nei confronti dell’Istituto religioso dove il padre e lo zio trovarono rifugio negli anni dello sterminio nazista.

Ma questi sono solo aspetti marginali, ciò che davvero diventa importante è il desiderio, ricorda Benedetto XVI nel suo discorso, di “compiere passi insieme, consapevoli delle differenze che vi sono tra noi, ma anche del fatto che se riusciremo ad unire i nostri cuori e le nostre mani per rispondere alla chiamata del Signore, la sua luce si farà più vicina per illuminare tutti i popoli della terra”. […] Cristiani ed Ebrei hanno una grande parte di patrimonio spirituale in comune, pregano lo stesso Signore, hanno le stesse radici, ma rimangono spesso sconosciuti l’uno all’altro. Spetta a noi, in risposta alla chiamata di Dio, lavorare affinché rimanga sempre aperto lo spazio del dialogo, del reciproco rispetto, della crescita nell’amicizia, della comune testimonianza di fronte alle sfide del nostro tempo, che ci invitano a collaborare per il bene dell’umanità in questo mondo creato da Dio, l’Onnipotente e il Misericordioso”.

Discorso di Papa Benedetto XVI
Discorso del Presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici
Discorso del Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna
Discorso del capo Rabbino di Roma Riccardo Shmuel Di Segni

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