La Chiesa nasce dall'autodonazione di Cristo


papa_bresciaPapa Ratzinger è stato oggi a Brescia per rendere omaggio alla figura del grande pontefice Paolo VI, nativo di Concesio (un piccolo paese all’imbocco della Valtrompia, a nord di Brescia). Nel corso della celebrazione eucaristica, svoltasi sul sagrato del Duomo di Brescia (che nonostante la pioggia era stracolmo di fedeli), Benedetto XVI ha ripreso alcuni cardini della riflessione montiniana circa il mistero della Chiesa, commentandone e riaffermandone il primato.

“La Chiesa – afferma Benedetto XVI – è un organismo spirituale concreto che prolunga nello spazio e nel tempo l’oblazione del Figlio di Dio, un sacrificio apparentemente insignificante rispetto alle dimensioni del mondo e della storia, ma decisivo agli occhi di Dio”. La Chiesa, – prosegue il Pontefice – nasce dall’Eucaristia, dall’autodonazione di Cristo.

E’ questa la Chiesa che Il servo di Dio Paolo VI – ricorda Papa Ratzinger – ha amato di amore appassionato e ha cercato con tutte le sue forze di far comprendere e amare. La Comunità ecclesiale, per riuscire a parlare all’umanità contemporanea deve essere “povera e libera”.

Rivolgendosi poi ai vescovi e ai sacerdoti, Benedetto XVI afferma: “Come non vedere che la questione della Chiesa, della sua necessità nel disegno di salvezza e del suo rapporto con il mondo, rimane anche oggi assolutamente centrale? Che, anzi, gli sviluppi della secolarizzazione e della globalizzazione l’hanno resa ancora più radicale, nel confronto con l’oblio di Dio, da una parte, e con le religioni non cristiane, dall’altra?”. Come ricorda l’Enciclica Ecclesiam suam – chiarisce il Pontefice – la Chiesa dev’essere un fatto vissuto, non la si può considerare un semplice oggetto di conoscenza teologica. E’ necessaria allora, per il cristiano, una robusta vita interiore “La grande sorgente della spiritualità della Chiesa, modo suo proprio di ricevere le irradiazioni dello Spirito di Cristo, espressione radicale e insostituibile della sua attività religiosa e sociale, inviolabile difesa e risorgente energia nel suo difficile contatto col mondo profano” (ibid., p. 231, n. 179). Proprio il cristiano aperto, la Chiesa aperta al mondo hanno bisogno di una robusta vita interiore”.

Infine, Benedetto XVI ricorda le parole che Paolo VI rivolse agli alunni del Seminario Lombardo il 7 dicembre 1968, mentre le difficoltà del post-Concilio si sommavano con i fermenti del mondo giovanile: “Tanti – disse – si aspettano dal Papa gesti clamorosi, interventi energici e decisivi. Il Papa non ritiene di dover seguire altra linea che non sia quella della confidenza in Gesù Cristo, a cui preme la sua Chiesa più che non a chiunque altro. Sarà Lui a sedare la tempesta… Non si tratta di un’attesa sterile o inerte: bensì di attesa vigile nella preghiera. È questa la condizione che Gesù ha scelto per noi, affinché Egli possa operare in pienezza. Anche il Papa ha bisogno di essere aiutato con la preghiera” (Insegnamenti VI, [1968], 1189).

“Papa Montini – conclude il Pontefice – non perdeva occasione per sottolineare il primato della dimensione contemplativa, cioè il primato di Dio nell’esperienza umana. E perciò non si stancava mai di promuovere la vita consacrata, nella varietà dei suoi aspetti. Egli amò intensamente la multiforme bellezza della Chiesa, riconoscendovi il riflesso dell’infinita bellezza di Dio, che traspare sul volto di Cristo”.

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